Saluti istituzionali del Presidente della Regione Piemonte
Alberto Cirio
Grazie, Presidente e grazie a tutti. Innanzitutto, benvenuti in Piemonte anche da parte mia e dal governo regionale. Benvenuti anche all’interno di questa sala. Vi abbiamo accolti in una delle nostre sale più belle e l’abbiamo fatto per dimostrarvi il rispetto personale che abbiamo verso ciascuno di voi e verso le istituzioni che voi rappresentate, verso le Assemblee legislative delle Regioni d’Italia, che sono il luogo in cui, nel rispetto degli ambiti di competenza della nostra Costituzione, si definisce la vera volontà popolare. Per noi, quindi, è un momento molto importante.
Rivolgo anch’io un saluto affettuoso al nostro Presidente Allasia e mi dispiace che, proprio in un’occasione come questa, non possa essere presente. Con lui e con tutto il Consiglio regionale stiamo lavorando bene; i dibattiti alti, all’interno del Consiglio regionale, vedono sempre una buona collaborazione e un buon confronto, nel rispetto dei ruoli, tra tutte le forze politiche rappresentate in Consiglio. Io li ringrazio; oggi ci sono i rappresentanti di tutti i Gruppi consiliari: a loro va il mio grazie, perché se riusciamo a fare delle cose buone, è perché le facciamo insieme.
Credo che questo sia l’impostazione della stagione politica che sta vivendo oggi il nostro Paese, dove occorre lavorare per unire e non per dividere e dove bisogna – anche se è una frase fatta – mettere prima gli interessi del Paese rispetto a quelli delle nostre forze politiche. Facciamo in modo che non sia solo una frase da convegno o da retorica, ma che sia davvero un’azione concreta.
Naturalmente, un benvenuto a tutte le Autorità che oggi ci onorano: Ettore Rosato, Vicepresidente alla Camera dei Deputati, che ringrazio davvero di cuore (tra l’altro, persona che stimo molto, per cui sono felice della sua presenza oggi), insieme agli onorevoli Corda e Melilli, Presidenti delle Commissioni parlamentari che si occupano e si occuperanno più direttamente di PNRR. La vostra voce per noi è estremamente importante, così come l’intervento di Emanuela Corda che, nello specifico, si occupa delle Regioni, quindi delle nostre competenze regionali.
Un saluto affettuoso a Roberto Ciambetti, nostro capo delegazione all’interno del Comitato delle Regioni a Bruxelles, organismo in cui crediamo molto, ma spesso poco considerato nelle dinamiche politiche nazionali, perché diamo troppo poco valore alle istituzioni europee, a queste istituzioni europee. Come sempre, le azioni camminano sulle gambe delle persone, per cui è nostro dovere fare di più, per fare in modo che ci si renda conto di quanto questi organismi siano importanti.
Saluto sua Eccellenza, il Prefetto di Torino, e con lui tutte le Autorità militari, il nostro Questore e le Autorità intervenute oggi.
Permettetemi, sia pure con lo stile asciutto sabaudo che ci caratterizza, di fare gli onori di casa: qui è nata l’Italia, proprio dove ci troviamo noi adesso. In queste sale, è nato il nostro Paese; ne siamo molto orgogliosi e credo che sia anche uno degli elementi del rispetto istituzionale che hanno i nostri rappresentanti, di tutte le forze politiche, che siedono in Consiglio regionale. È una matrice genetica, per noi, vivere negli spazi in cui è nato il nostro Paese. Qui, Cavour l’Italia l’ha fatta.
Nell’altra piazza – nella parte opposta rispetto a quella cui siamo entrati – troverete un ristorante, che è uno dei ristoranti storici di Torino, in cui c’è ancora il tavolo in cui Cavour si sedeva per pranzare. Qui si tenevano le Assemblee, le riunioni del primo Parlamento d’Italia e Cavour, per sapere se la seduta riprendeva (non essendoci ancora il telefonino per avvertire della ripresa delle attività parlamentari), si sedeva davanti a una finestra da cui si vedeva una sala del Parlamento, in cui c’era un addetto che, quando la seduta riprendeva, sventolava un fazzoletto colorato per avvertirlo di tornare alle sue occupazioni.
Cavour è sepolto a Santena, dove peraltro il Governo – e di questo ringrazio il Presidente Draghi e il Ministro Brunetta – ha deciso di organizzare una delle tre scuole di alta amministrazione della pubblica amministrazione, proprio anche in ossequio del fatto che qui si è fatto tanto per il nostro Paese.
Il Museo del Risorgimento vi accoglie all’interno di questi spazi, che davvero ospitano per noi i momenti più importanti; così com’è importante per chi rappresentate e, soprattutto, per il tema che oggi affrontiamo: la ripartenza. Parlare del PNRR, che è l’energia della ripartenza, nel Museo del Risorgimento, il primo giorno del post pandemia… Credo che ci siano davvero tutte le condizioni per avere quel giusto entusiasmo e quella giusta fiducia nel futuro. Dobbiamo ridare fiducia a chi, per due anni, è stato bombardato di notizie negative: prima il COVID e adesso la guerra. Pensate a quante notizie negative colpiscono le persone anche nella vita sociale e nella vita sportiva; noi dobbiamo, oggi, dare invece una voce di speranza, che non è un’illusione; anzi, è una certezza che ce la possiamo fare come italiani, come Paese, anche forti delle nostre tradizioni più vere.
Qui abbiamo combattuto il nazifascismo; il Piemonte ha scritto una pagina importante della storia della Resistenza italiana di cui noi siamo fierissimi. Se ce l’abbiamo fatta allora, se ce l’hanno fatta i nostri nonni allora, ce la faremo ancora oggi. Ce la faremo, anche perché ci sono gli strumenti per poterlo fare e il PNRR è uno di questi. È lo strumento principe che dobbiamo analizzare, non solo alla luce delle sue dotazioni, ma anche del fatto che arriva in un contesto storico che è quello della nuova programmazione europea.
Le Regioni d’Italia stanno depositando (lo dobbiamo fare entro aprile) i FESR, i Fondi Europei per lo Sviluppo Regionale, che sono una linfa vitale. Per il solo Piemonte, il FESR vale un miliardo e mezzo, risorse che dobbiamo spendere bene e che dobbiamo mettere a sistema con quelle del PNRR e con quelle del fondo complementare del PNRR.
Credo che in questo, non solo il Governo, ma il Parlamento, avrà un ruolo fondamentale. Bene che il Governo vada con determinazione nella gestione di questi fondi, ma è bene che il Parlamento abbia un ruolo altrettanto fondamentale di vigilanza e di indirizzo. Bene hanno fatto a istituire il fondo complementare, che ci permette di utilizzare le risorse dello Stato, laddove le risorse europee del PNRR non possono arrivare, laddove abbiamo nervi scoperti che dobbiamo coprire.
Ma soprattutto dobbiamo gestire bene tutta questa grossa mole di risorse, nell’assoluto rispetto della legalità e della trasparenza. Molto spesso la coincidenza tra emergenza, fretta e tanti soldi porta il malaffare ad inserirsi. Abbiamo il dovere, quindi, di alzare e mettere in campo e in atto ogni forma di barriera affinché questo non accada. Dobbiamo dire ai nostri Comuni di progettare, perché ci sarà un momento – è evidente – in cui questa mole di risorse, che dovrà essere comunque rendicontata a Bruxelles, dovrà essere spesa e lì sarà più forte chi avrà i progetti, chi sarà stato in grado di progettare per tempo, chi avrà avuto anche un po’ la lungimiranza di restituire al nostro ruolo quello di programmazione.
Credo che, come Regioni, dovremmo fare questa riflessione. Negli anni, ci siamo visti costretti a diventare soggetti di gestione di tante cose che non hanno niente a che fare con la Regione. Noi siamo un ente di programmazione, siamo un’assemblea legislativa e un ente che fa programmazione per le prospettive territoriali: questo è il nostro compito e il nostro ruolo. Poi, come sempre accade quando uno non si occupa di qualcosa, gli spazi bisogna occuparli e la Regione era quella che si occupava di tutto. Questo è un problema. Pensate che io sono proprietario – io Regione, non io Cirio – degli impianti sciistici del Monterosa Ski e li devo gestire: mi chiedo dove è scritto che io debba fare un lavoro di questo genere.
La Corte dei Conti, ogni tanto, ci ricorda anche che ci sono competenze che non sono nostre proprie, che si sono realizzate proprio perché la Regione arrivava nel vuoto gestionale: la Regione aveva le risorse e aveva la forza. È stato un bene, altrimenti molte cose non si sarebbero potute garantire, ma, in prospettiva, noi dobbiamo ritornare ad avere un ruolo di programmazione e che sia una programmazione forte.
Nello specifico del PNRR, il rapporto con il Governo è un rapporto di collaborazione; noi abbiamo rivendicato, e lo rivendichiamo come Conferenza delle Regioni, un maggior ruolo delle Regioni, perché molti strumenti sono centralizzati su Roma e sui Ministeri e noi fatichiamo. Il tema dell’autonomia differenziata è un tema in cui la nostra regione crede e che vogliamo potenziare, ma in linea anche con chi c’era prima. Noi abbiamo ereditato una posizione sull’autonomia differenziata che abbiamo voluto incrementare, perché questa è la nostra sensibilità; non siamo ancora ai livelli della Regione Veneto, ma noi abbiamo – ripeto – una sensibilità al riguardo. Ne parlavo proprio l’altro ieri al Ministero con il Presidente Bonaccini e con il Ministro Gelmini: si sta finalmente ripartendo con questa stagione, che ci potrà permettere di realizzare più compiutamente quel Tavolo di trattativa e di competenze.
Tuttavia, abbiamo rivendicato e rivendichiamo ancora oggi un maggior ruolo e poi una forte attenzione anche sul fatto che gli enti, spesso, non sono nelle condizioni di poter spendere e gestire quei soldi. Noi usiamo sempre come esempio il “bando dei borghi”, che ho visto ha creato un po’ di polemica in tutta Italia; pensavo solo nella mia Regione, invece ha creato polemiche dappertutto. Nella nostra regione un Comune ha vinto una manifestazione di interesse, con una Commissione che lo ha giudicato e che si è preso 20 milioni di euro. Si tratta di un Comune che non ha cento residenti, dove il Sindaco fa un po’ il messo, un po’ il Segretario comunale. Giustamente, questo attira le attenzioni preventive e ci aiuta – Presidente Polito, grazie – a fare bene il nostro lavoro, ci fa venire il dubbio e ci fa dire: “Ma come si farà, in tre anni, a spendere 20 milioni, se non si ha il personale?”.
Ci sono state date 60 risorse da cui poter attingere, anche qua con un po’ di difficoltà perché sapete che i relatori sono nazionali e tu li devi seguire, per cui quando i nostri Uffici hanno dovuto selezionare il personale aggiuntivo, messo opportunamente a disposizione dal Ministero di Brunetta, selezionavano uno che abitava a Trento piuttosto che uno che abitava a Palermo, ma se anche accettavano, poi mandi a fare il sopralluogo in un paese di montagna delle nostre Alpi una persona che non è mai vissuta in Piemonte? Così come uno del Piemonte non potrebbe andarlo a fare a Bari. Emergono delle difficoltà operative che poi cozzano con chi sta in trincea, e noi siamo in trincea. Questi ostacoli li viviamo con grande entusiasmo e certi che sapremo superarli; approfitto però della presenza dei parlamentari affinché il Parlamento faccia sentire questa voce.
Le Regioni sono una grande risorsa per il nostro Paese e credo che lo abbiano dimostrato anche nella pandemia; oggi l’Italia è considerata un Paese da prendere ad esempio per la gestione della campagna vaccinale, e lo è; la campagna vaccinale ha avuto sì una regia nazionale, ma poi, cari colleghi, ce la siamo gestita all’interno delle nostre regioni e l’abbiamo fatto con le nostre forze. Ogni giorno c’era uno in più da vaccinare, aumentava una dose e le Regioni hanno risposto. Le Regioni risponderanno “presente” – un motto alpino per noi molto importante – anche al PNRR, però vi chiediamo davvero un aiuto e un supporto tecnico organizzativo, che per noi è davvero fondamentale.
Concludo dicendo che come Regione e Comune abbiamo istituito una Cabina di regia (io e il Sindaco Lo Russo, anche nella sua veste di Sindaco della Città metropolitana); abbiamo coinvolto anche gli atenei (abbiamo l’onore di avere il Politecnico e Università di grande valore, che sono destinatari di risorse importanti). Abbiamo dunque creato una Cabina di regia, che ci permette, quanto meno, di contribuire a definire l’indirizzo delle priorità, laddove siamo chiamati a farlo; su tanti bandi noi diamo il supporto informativo, ma non abbiamo ruoli né nella parte istruttoria – questo ci potrebbe anche stare – ma soprattutto nella parte di quello che a Bruxelles chiamano il bottom-up, cioè l’animazione dal basso, che è quella che poi ti permette di fare i bandi che rispondono davvero alle esigenze dei territori.
Questo è il mio intervento di saluto, che voleva essere anche uno stimolo e, comunque, anche un’espressione di gratitudine a chi si sta impegnando oggi, in questo momento, che è davvero un momento storico di ripartenza. Ma io sento tanta fiducia.
Questa settimana a Torino abbiamo intensificato un rapporto con l’industria manifatturiera importante; questa è una città in una regione in cui, non dobbiamo dimenticare, un terzo degli stipendi li pagano le industrie manifatturiere. È anche stata una settimana di certezze e di prospettive con Stellantis, che è il player maggiormente significativo, non solo a livello nazionale, ma ancor di più a livello regionale.
Abbiamo chiuso i dati del turismo del 2021, con un incremento di presenze turistiche del 40% rispetto al 2020; non siamo ancora ai livelli del 2019, ma quasi.
Sono tutti segnali davvero buoni, che vogliamo trasmettere alle persone perché sono certo che, anche questa volta, tutti insieme ce la potremo fare.
Buon lavoro.