Intervento del Presidente della Commissione parlamentare per le questioni regionali
Emanuela Corda
Ringrazio il presidente Rosato, nonché collega alla Camera dei Deputati. Ringrazio anche per l’invito in questa sede prestigiosa: ne sono estremamente onorata.
Vorrei ringraziare Ettore Rosato per aver citato la problematica della decretazione d’urgenza, che credo sia il problema dei problemi in questo momento, considerato che c’è una compressione dell’attività parlamentare notevole, che non è iniziata con la pandemia, ma da prima. Nelle ultime settimane abbiamo votato una serie di questioni di fiducia e forse abbiamo raggiunto il record assoluto. Qualcuno dice che c’è l’emergenza e quindi c’è una necessità di fare in fretta, però la fretta a volte è una cattiva consigliera, anzi una cattivissima consigliera, anche perché togliere potere all’attività legislativa, al Parlamento comporta anche una mancata connessione con le realtà territoriali, con chi dovrebbe poi interagire con il Parlamento stesso.
Lo dico perché presiedo una Commissione che è la sede naturale dei rapporti tra il livello nazionale e quello territoriale, quello delle autonomie. Ci sono stati dei tentativi, in passato, di incrementare l’attività della nostra Commissione, inserendo all’interno della stessa i rappresentanti delle autonomie territoriali. Ricordo quanto previsto al riguardo dalla riforma del 2001, cui però poi non è stata data attuazione. Soltanto nel 2017, grazie alla modifica della legge istitutiva della Commissione bicamerale per le questioni regionali, si è riusciti a dare una forma maggiore a questo tipo di attività, dando un’impronta più forte e consentendo ai rappresentanti della Conferenza delle Assemblee legislative, alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome di poter essere auditi in sede di Commissione e di poter avviare con la Commissione un dialogo strutturato.
Da parte nostra, nonostante l’emergenza pandemica e tutte le emergenze di questo “disgraziato” momento storico, abbiamo comunque fatto un lavoro importante sul fronte del confronto. In questi mesi, abbiamo audito tanti soggetti: i Presidenti delle Regioni e, recentemente, le Commissioni paritetiche delle Regioni a Statuto speciale. Abbiamo parlato anche di PNRR; e qualcuno ha parlato tempo fa della “montagna di soldi” che stava arrivando; però giustamente, come dicevano alcuni colleghi, bisogna fare una programmazione accurata e poi darvi attuazione.
Quella è la parte più difficile e prima l’ha detto anche il Presidente Cirio, perché i Comuni sono in estrema difficoltà, in quanto banalmente non hanno le risorse per dare attuazione a questi progetti. Quindi, i soldi ci sono, però poi c’è questo scollamento tra i vari livelli istituzionali e, di conseguenza, gli Enti locali sono un pochino lasciati soli in tutto questo processo mastodontico. Gestire questa mole di denari – che poi tanti sono debiti, alla fine – comporta anche delle responsabilità. Quindi, se si dovesse venir meno disgraziatamente a queste responsabilità, quei soldi tornerebbero al mittente. Questo è un rischio fortissimo che non ci possiamo assolutamente permettere, con i tempi che stiamo vivendo. Pertanto, ritengo che sia fondamentale questo lavoro per poter dare più forza alle Assemblee legislative, a chi ha una carica elettiva e rappresenta i cittadini in quanto eletto. Così come ritengo fondamentale dare più peso alle Regioni, perché molte competenze sono in capo alle Regioni; difatti, c’è anche questo problema, com’è stato sottolineato prima.
Noi, che abbiamo la responsabilità di avere questi incarichi istituzionali ai livelli più alti in Parlamento, dobbiamo fare un lavoro che unisca tutti questi livelli, ma dobbiamo anche farci sentire con l’esecutivo, perché l’impronta di questo mastodontico Piano di Ripresa e Resilienza è prettamente nazionale ed è diversa dalle politiche di coesione dell’Unione Europea che, invece, hanno un’impronta più regionale. Per cui, in qualche modo, non dico che dobbiamo superare questa modalità, però sicuramente dobbiamo cercare di renderla meno complessa, per coinvolgere tutti gli attori che effettivamente hanno competenze dal punto di vista delle attività dei piani che dovranno essere portati a termine.
Consentitemi di dire una cosa, ma non mi voglio dilungare troppo perché ovviamente siamo già andati abbastanza lunghi in questa giornata, in quanto gli interventi erano tutti interessantissimi. Quello che possiamo fare noi – parlo per la mia competenza nella Commissione per le questioni regionali – è cercare almeno di creare più sinergia tra i vari livelli istituzionali. Già lo stiamo facendo con il nostro Regolamento interno, gli stiamo dando piena attuazione, però l’impegno sicuramente è di migliorare ancora, di fare un lavoro ancora più ampio. Credo che con la collaborazione di tutti, anche con altre Commissioni bicamerali che hanno competenza nelle specifiche materie, questo lavoro si possa fare al meglio. È chiaro che, politicamente, occorre iniziare a fare delle scelte.
Dobbiamo capire se abbiamo voglia di ripristinare il giusto equilibrio tra i poteri dello Stato. Questo per me è fondamentale, perché questo squilibrio tra l’esecutivo e il legislativo va superato, altrimenti tutto quello che stiamo dicendo oggi non avrebbe senso neanche nel futuro immediato. Va invertita questa rotta, dobbiamo dare più peso al Parlamento, alle sedi legislative, alle Assemblee elettive e allora davvero potremo dire di poter portare a casa dei risultati, anche sul fronte del PNRR, senza rischiare che questi fondi, com’è accaduto in passato con altri fondi europei, tornino al mittente. È un rischio che, come qualcuno ha sottolineato, potrebbe essere drammaticamente dietro l’angolo.
Una grande opportunità, quindi, ma attenzione a come la gestiamo, perché, purtroppo, non siamo ancora organizzati al meglio per farlo.
Grazie a tutti.